La parola della Poesia è parola che persiste, dura nel tempo. Si nutre di dettagli, li assorbe e poi li ripropone a distanza. Anche quando ritrae l’attimo, riporta in quell’istantanea echi perduti di parole non dette, di sentimenti non espressi, tracce di memoria. Come un profumo la parola trattiene le sue essenze e le rilascia ad ogni nuova lettura, resta attaccata alle cose e ne rivela a tratti ciò che esse nascondono, come una fragranza che, una volta indossata, rimane a lungo sugli abiti. Gli oggetti della quotidianità resistono, fissati da uno sguardo, presenze destinate a durare nella parola più della mano che le annota, in questo altalenare tra persistenza e transitorietà che è la nostra vita. Nella voce che li narra restano le cose, le giornate, i volti, i frammenti di vissuto, le idee appoggiate ad un angolo e apparentemente dimenticate, relitti di un naufragio, chiosa o commento di un testo disperso, musica di uno spartito perduto e ritrovato.