Via Corallai. A meno che non si stia cercando un indirizzo preciso, quando mai ci passa per la testa di guardare i nomi delle strade, che pure potrebbero dirci tanto di una città, guidarci lungo le tracce del tempo, rivelarcene gli amori? Già, gli amori. Veri, lunghi, folli. Passioni che ne hanno caratterizzato il volto, che le hanno fatte fiorire, inorgoglire, avvizzire. Passioni: gli antichi filosofi ne diffidavano, troppo stretto suonava alle loro orecchie il legame con le malattie, inesorabile il destino di chi vi soggiaceva. Per riconciliarsi col mondo l’innamorato deve guarire, risvegliarsi dal delirio che lo ha spinto a credere qualcuno – anche una città – capace di amare. Lo sguardo disilluso non è più disposto a giocare con le parole, a lasciarsi affascinare, a… Le parole però sopravvivono alla perdita del loro senso, al mascheramento che le trasforma in frammenti, alla trivialità che ne uccide la poesia. All’improvviso un relitto si palesa residuo di tenerezza: la poesia riemerge, l’amore si disvela, il frammento si compone nella sua dignità.
