Negli anni ’60 del secolo scorso, l’Istituto di Sociologia ed Etnologia dell’Università di Heidelberg, diretto da Emil Mühlmann, avviò un’indagine strutturale sulla società siciliana, che originava da un interesse empirico: studiare il retroterra di mentalità e comportamenti degli operai siciliani emigrati in Germania, per conoscere il loro grado di adattamento nel tessuto industriale tedesco. A tal fine, il team formato dai giovani studiosi dell’Istituto svolse una duplice ricerca, in Germania tra gli emigrati, e in Sicilia nei paesi d’origine. Come nota Marcello Saija nella Presentazione, contro i giudizi prefigurati da Mühlmann ai suoi allievi, gli emigrati siciliani, nonostante le pessime condizioni di accoglienza, mostrarono allora “tutta la loro propensione ad innescare processi virtuosi d’integrazione sociale, ed era stata più la vivace capacità di adattamento alla realtà dei paesi ospitanti a spiegare il loro modo di essere in Germania che non le barriere dell’atavica storia che si erano lasciati alle spalle”. La metodologia di lavoro e le dinamiche relazionali del gruppo di ricerca sono qui presentate dal sociologo tedesco Dietre Paas, mentre l’esperienza di quella stagione scientifica viene ricordata nel saggio di Salvatore Costanza. L’esodo epocale dei flussi migratori, questa volta dal Sud del Mediterraneo e dall’Africa (come ai primi del ’900 col “sogno americano” indotto dagli agenti delle Compagnie di Navigazione) rimanda al fenomeno emigrazionista che è oggetto delle testimonianze di Paas e Costanza, e alle costanti sotterranee che con essi si stabiliscono; e induce a riequilibrare giudizi su culture e mentalità, retaggi domestici e ideologie politiche.